martedì 31 marzo 2009

nella tua vita

Nella tua vita ora vivono i miei sogni infiniti…(versi di poesie di Pablo Neruda)

…voglio le tue mani sui miei occhi:
voglio che la luce e il frumento delle tue mani amate
passino una volta ancora su di me la loro freschezza:
sentire la soavità che cambiò il mio destino.

Voglio che tu viva mentr’io, addormentato, t’attendo,
voglio che le tue orecchie continuino a udire il vento,
che fiuti l’aroma del mare che amammo uniti
e che continui a calpestare l’arena che calpestammo.

Voglio che ciò che amo continui a essere vivo
e te amai e cantai sopra tutte le cose,
per questo continua a fiorire, fiorita,
perché raggiunga tutto ciò che il mio amore ti ordina,
perché la mia ombra passeggi per la tua chioma,
perché così conoscano le ragioni del mio canto.
…nella tua vita vivono i miei sogni infiniti.


Nella rete della mia musica sei prigioniera, amore mio,
e le mie reti di musica sono grandi come il cielo.
La mia anima nasce sulla sponda dei tuoi occhi
Nei tuoi occhi inizia il paese del sogno.
E così, quando la terra riceverà il nostro abbraccio
andremo confusi in una sola morte
a vivere per sempre l'eternità di un bacio.

…sopravvivimi con tanta forza pura
che tu risvegli la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud alza i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.

Non voglio che vacillino il tuo riso nè i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
non bussare al mio petto, sono assente.

Vivi nella mia assenza come in una casa.
E' una casa sì grande l'assenza
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell'aria.
E' una casa sì trasparente l'assenza
che senza vita io ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio, morirò nuovamente.


In queste poesie ho ritrovato le tue parole,le stesse cose che ancora adesso so tu dici, non solo al mio cuore… ma al cuore di tutti coloro che stanno sopportando e soffrono la tua assenza…mi manchi tantissimo tesoro mio…

Barbara

lunedì 30 marzo 2009

questo è per te fratellino mio...




questo è per te fratellino mio... certo, non sarò mai come lei... non arriverò mai ai suoi livelli... ma tutto quello che farò nella mia vita è suonare... adesso a 4 mani, adesso che ci sei tu a farmi volare le mani!

ti voglio bene

bizio

ps grazie per il tuo vibes, è fantastico!

domenica 29 marzo 2009

Certe persone capitano nella nostra vita....


ciao Bizio...
c'ho messo tanto lo sò..
ho avuto bisogno di tempo...
ma alla fine ho trovato questo, e mi piacerebbe che tu lo pubblicassi sul blog di Francesco...
Grazie di tutto..
un Bacione...


" Certe persone capitano nella nostra vita,
come una brezza di aria calda in primavera.
Ti regalano un sorriso senza sapere di averlo fatto,
e lasciano la loro impronta nella nostra anima,
solo per averci ascoltato.

Non appartengono alla nostra vita e mai apparteranno
eppure ci hanno illuminato,
regalato un'emozione che non è amore.

Certe persone entrano nella nostra vita,
come una brezza di aria calda in primavera,
riscaldandoci il cuore con la loro amicizia,
con la loro presenza occasionale
ci aiutano senza sapere di averlo fatto.

Le loro impronte le hanno lasciate,
perfetti sconosciuti ma grandi persone.

A volte l'aiuto di uno sconosciuto
vale più di un grande amore,
perché nulla ti chiede e molto ti ha dato,
e nulla gli devi se non dire grazie per esserci stato"

grazie Francesco... grazie di esserci stato.... grazie di essere stato il mio "hanaello" x una notte...

Hanael

Maé, non ci dai i compiti oggi?

“Maé non ci dai i compiti oggi?”
“No Francesco oggi è sabato e sono contraria a dare i compiti di sabato!”
“Ma tanto i compiti di inglese sono facili e divertenti dài maè dacceli lo stesso”

Questo era Francesco da bambino aveva sempre voglia di imparare cose nuove e si “scocciava” quando ripassavamo le cose già fatte:
“Non mi va di ripetere sempre gli stessi vocaboli voglio impararne di nuovi!”
“Cerca di capire Francè i tuoi compagni ancora non hanno imparato bene e ascoltare te che ripeti le parole li aiuta a memorizzarle meglio”.


Il mio rammarico più grande è che non ho avuto occasione di frequentarlo dopo che ha terminato le elementari.
Lo sto conoscendo ora grazie ai blog, ogni volta che mi siedo al computer vado alla ricerca di nuove notizie su di lui.

Cari Vittoria e Pietro vi sono molto vicina in questo momento e non trovo parole… Soltanto vi voglio dire che dal momento che ho saputo della malattia di Francesco ho pregato tanto per lui ma anche per voi e so che il Signore ha ascoltato le mie preghiere almeno per quanto riguarda voi. Ho visto come avete affrontato questo grande dolore. La vostra fede ha superato il dolore per la perdita del vostro unico figlio. Mi vengono i brividi a pensarci anch’io ho un figlio “unico” e il solo pensiero di perderlo….
Spero che avremo occasione di incontrarci e parlare di queste cose a quattr’occhi.

Un abbraccio
Corinna Panfili

martedì 24 marzo 2009

Un' anima rara e preziosa...

La tua si Frà..un'anima che rapiva..quella luce così bella nei tuoi occhi..
assieme al tuo contagioso sorriso,mi avevano da subito incuriosito.
Non c'è stato un solo giorno da allora in cui io non abbia preso ad esempio
quello che mi hai detto a ritorno da Colonia.

Il viaggio aveva rappresentato un incontro di gioia e riflessione
aveva tracciato in noi un segno di unione e amicizia..il cuore si spalancava..
ogni parola raccontava sogni..che emozione avere nuove persone da amare!
Sul mio quadernino..lasciasti una dedica..mi auguravi gioia e felicità e soprattutto..l'amour..
avevi intuito che ne avevo un disperato bisogno!

L'immagine che di te ho così fortemente impressa nella mente è ovviamente legata alla musica
..parte del tuo mondo..vitalità pura..adrenalina per i cuori..non ti staccavi mai dal bongo..

sembrava un'estensione del tuo corpo! Ti eri anche comprato un fischietto..dicevi per farmi concorrenza
io avevo con me quello che mio padre usava per arbitrare le partite di basket..era per questo che
superava di gran lunga tutti i suoni!

Con te vicino..splendeva il sole..riesco ancora a vedere quella luce in tutti quelli che ti amano..
li ho riconosciuti..sentirti lontano e così intimamente vicino..ti fa vivere in modo diverso
ma sempre con estrema forza nel nostro amore..

Ringrazio il Signore per evermi permesso di incontrare questo suo figlio..tu Francesco..
da lassù suona ancora per tutti noi..
Con infinita discrezione voglio stringere con un affettuoso
abbraccio i tuoi genitori che ho ammirato da lontano ieri..sei tu assieme a loro
il più grande insegnamento..
grazie stella...brilla + forte che mai..

Laura

lunedì 23 marzo 2009

http://pietroalviti.wordpress.com/2009/03/24/per-francesco-preghiere/

cari Vittoria e Pietro,

pochi giorni fa, durante i lavori del Consiglio Nazionale abbiamo ricordato e pregato per Francesco perchè dal cielo illumini il cammino di tanti giovani oggi smarriti e disperati.
Un caro pensiero anche per la vostra famiglia, che ha dato e che continua a dare tanto all'Ac e alla chiesa tutta, perchè il Signore vi dia la forza e la pace necessaria in questo momento certamente non semplice da vivere. Vi siamo accanto con la nostra amicizia e con la nostra preghiera.

Caramente Daniela e Maurizio Bellomaria
Consiglio nazionale dell'Azione Cattolica Italiana

Ciao, France', ciao zi'

“Ciao France’,ciao zi “,era così che ci salutavamo parlandoci al telefono quando cercavo uno dei tuoi genitori ,oppure quando ti chiedevo qualcosa riguardante il computer.

Ora sono qui a scriverti, dopo un po’ di giorni che fisicamente non sei più vicino a noi e affiorano nella mia mente tantissimi ricordi di te: il primo giorno che sei tornato a casa, dopo la tua nascita, nella tua carrozzina azzurra e già da lì apparivano due profondi occhi marroni pronti a scrutare l’orizzonte; quando giocavi a carte con nonna Gabriella e volevi sempre vincere tu; quando venivo a prenderti all’asilo e tu eri lì a giocare, calmo tranquillo come sempre.

Poi sei diventato grande quasi improvvisamente io ti guardavo e riammiravo da lontano, contenta dei mille traguardi raggiunti, sempre brillantemente
Ora una cosa è importante che io ti dica : GRAZIE


Grazie perché mi hai insegnato più tu in questi ultimi nove mesi che qualunque altra persona. Ho visto in te Cristo, sì proprio Cristo, Cristo sofferente per la malattia e nello stesso tempo Cristo gioioso e coraggioso, pronto a combattere, a non mollare mai e a godere delle piccole gioie e conquiste quotidiane.
Ho ammirato e ammiro ancora oggi il coraggio dei tuoi genitori che ti hanno sempre accompagnato in questa breve, ma intensa vita e hanno fatto di te un figlio splendido

Vorrei stringerli a me, dirgli di non mollare mai e che ora più di prima i miei figli Francesco e Chiara sono sempre di più anche loro figli
Ora tu sei nelle braccia di Dio , al sicuro, al riparo da ogni intemperie, sono certa che ti rincontrerò, sentirò da lontano il tam-tam dei tuoi tamburi (lassù non possono non approfittare di un talento come te) e correrò felice verso di te nel sorriso di Dio

Ciao, France'
Zia Loredana

martedì 17 marzo 2009

Pietro e Vittoria, per l'amicizia cari, per il primato del dolore sacri

Pietro e Vittoria, per l'amicizia cari, per il primato del dolore sacri, comunque si commentino questi recenti giorni di sventura e di gloria, è evidente che stiamo vivendo una tragedia dei nostri giorni, una tragedia contemporanea.
Ma le affinità con la implacabile sapienza della mitologia, della sua eterna, incomprensibile classicità è il tratto più stupefacente: anche oggi vengono sacrificati i fanciulli, i giovani figli verginali: anche oggi, come ostie consacrate degli ostensori, si innalza, oltre la vita, il destino di Isacco e di Ifigenia, olocausti - questa è la novità - consapevoli.
E' questo che ha percepito l'esercito di studenti che hanno consacrato il giorno del commiato in una canonizzazione tragica e festiva. Perché nessun altro mi interessa la reazione se non degli studenti di questo liceo che, sul punto di dismettere il suo eponimo umanista, aspetta e cerca il nome adiacente alla sua nuova classicità, alla sua modernità, alla sua contemporaneità.

Io non posso dimenticare il silenzio intenso, il silenzio laico e repubblicano dei ragazzi nella mattina del Mozartaeum, sotto la pressione della vostra voce oracolare, nella commozione della sfortuna di Wolfang Amadeus.
Mi pare che questi ragazzi innalzino i loro luoghi alti, i loro altari, ognuno con il proprio contributo, così come i diecimila di Senofonte fondarono una mistica mensa di diecimila pietre per i compagni perduti. Francesco è figlio e fondatore di questo liceo.

I settecento di Ceccano non si riconoscono nella virtù lontana e discutibile di un personaggio sfuocato e deformato dalla storia - basta con questi crocianesimi - ma meritano di essere rappresentati e chiamati alla loro storia da uno di lro, dal giovane Dioniso che la catastrofe ha misteriosamente innalzato alla dignità allegorica del simbolo: Liceo Francesco Alviti.

Non altro.
Non senza lacrime.

Giuseppe Agostini, vostro amico umile ma intransitivo. G.A.

martedì 10 marzo 2009

ÀNCORA-ANCORA (in memoria della persona amata…)

Ho provato ciò che hai provato,
per riuscire ad afferrarti
attraverso l’abisso
che ora mi perde tra le braccia
del tuo destino…

Sogno ciò che stai sognando,
vedi ciò che ora vedo…
…il mio paradiso ovunque tu sia.


Hai suonato sul sentiero dell’attesa
note di speranza
tenendoti aggrappato alle redini
del nostro amore
donato,
ricevuto…
…proprio li…
inizio della fine e fine dell’inizio…

Come quando gli angeli piangono sui fiori,
la tua bianca pelle bruciava,
bagnata…
dall’essenza di un bacio
soffocato
dalla mancanza.

Sei tu…la luna che mi dipinge
con il suo bagliore vulnerabile,
pallido…
polvere d’argento nelle mie mani
ora luce radiante
dell’avvenire...
eterno…

barbara

lunedì 9 marzo 2009

oltre le nuvole...


Leggendo la bellissima nota della Prof.ssa Daniela Marro, mi è venuto il coraggio di parlare di Francesco.

Ho pensato in tutti questi giorni (e continuo a farlo), a quel ragazzo che amava la vita, che adorava la musica.
Ho conosciuto Francesco al Liceo nel 2004, quando arrivai come insegnante di Disegno e Storia dell’Arte.

Purtroppo non l’ho avuto come alunno (sicuramente mi avrebbe insegnato parecchio e avrebbe arricchito
la mia esperienza di vita), però l’ho avuto almeno per una volta (e ne sono fiero), come compagno di musica.

Già, la musica, che come ha citato Pietro (durante il saluto a Francesco) “qualunque essa sia, di qualsiasi
genere” e sono d’accordo, è forse quella che fra tutte le arti riesce ad unire, ad emozionare ed a riempire
gli animi sia dell’ascoltatore che del musicista.

Io e mio fratello fummo invitati da Pietro a suonare alla festa dell’accoglienza che si svolge ogni inizio anno
scolastico. Francesco aveva portato la batteria perchè doveva esibirsi con il suo gruppo, così approfittando
della sua presenza, gli chiedemmo se voleva accompagnarci in qualche brano, non se lo fece ripetere due
volte, i suoi occhi si illuminarono subito di un sorriso straordinario, si illuminarono di musica e senza aver
fatto mai nessuna prova insieme, suonò alla grande.

Da quel giorno ogni nostro incontro si tramutò in entusiasmanti ed interessanti discorsi sulla musica in
particolare, e sull’arte in generale.
Ecco il ricordo che io ho di Francesco... è quel sorriso straordinario, “quasi musicale”, un sorriso che mi ha
fatto pensare in tutti questi giorni che “oltre le nuvole il cielo -comunque- è veramente bello”.
Ho incontrato Pietro diverse volte durante questi mesi ma, non ho mai avuto il coraggio di chiedergli
come stesse Francesco (mi sentivo piccolo di fronte al suo dolore), quindi come tanti altri anch’io, per
sapere, mi rivolgevo allo zio Antonio.
Voglio ringraziare Pietro e Vittoria per le belle parole che hanno regalato al proprio figliolo il giorno del
saluto, per la dignità e la forza mostrate e che indubbiamente sono state di insegnamento e di stimolo
per tutti i presenti.

Oltre le nuvole... grigie, minacciose...
Ho pianto, abbiamo pianto, ed il nostro pianto comune le ha spazzate via.
Oltre le nuvole... ci accoglie il ritmo di una batteria.
Oltre le nuvole... il cielo è veramente bello.

LEONE ORESTE CERRONI

venerdì 6 marzo 2009

... il Signore era con la musica


“…in pace con se stesso e con il mondo”.

Suggellavo così, nel maggio 2006, lo scherzoso profilo dell’alunno Alviti Francesco nel semiserio attestato di merito consegnato ai maturandi la sera del Prom.

Un’osservazione spontanea, ricordo, dettata da una certezza istintivamente consolidata in me nel corso dei tre anni in cui sono stata la sua insegnante di italiano e latino: un ragazzo che non conosceva liti e battibecchi, che non conosceva invidie, che non conosceva l’umiliante schiavitù del voto a tutti i costi, ma che apprezzava le mete raggiunte con fatica, le piccole conquiste di ogni giorno, che respirava a pieni polmoni e assaporava l’aria, le atmosfere, gli umori della classe, la “sua” classe.

E’ stato per i compagni “Alvitozzo” proprio perché, grazie alla sua personalità, mai è stato associato alla figura del vicepreside della scuola. Oggi comprendo che essere stata una sua docente mi ha penalizzata, mi ha forse tolto qualcosa di importante, di Francesco: mi ha tolto la spontaneità dei rapporti e delle frequentazioni, la franchezza dei giudizi, l’immediatezza di un abbraccio o di una semplice pacca sulla spalla.
La cosiddetta “professionalità” è indubbiamente un odioso “filtro”: la cattedra divide, alla fine, anche quando gli sforzi per unirsi vengono spesi da ambedue le parti, e la scuola di una cittadina di provincia è sempre una antipatica cassa di risonanza in cui è meglio non far risuonare note che possono essere fraintese. (Sorvoliamo sulla scuola in generale: è in grado, oggi, di capire veramente, valorizzare, aiutare ragazzi come Francesco?)

Almeno in questa circostanza, quindi, non voglio parlare da insegnante.
Ho nel cuore e nella mente delle immagini particolari, delle istantanee, quasi, di Francesco.

-La prima: lo conobbi quando, per tipico vezzo adolescenziale (era una moda di qualche anno fa), si era abbellito le chiome (si fa per dire…) con delle mèches biondastre, che non facevano certamente pendant con il suo bel volto da bruno ancora un po’ infantile, ma già serio e compìto. E’ il figlio di Pietro, mi dicevano le colleghe, sapessi quanto è intelligente ed educato. Ed era tutto vero, senza esagerazioni.

-La seconda: Francesco alle prese con il reinserimento nella classe terza del suo caro amico Emanuele. Il diavolo e l’acqua santa, in poche parole, ma quanta ammirazione nei suoi occhi dolci per quel guascone un po’ sfrontato che sarebbe diventato inseparabile da lui! Credo che si siano davvero voluti molto bene, credo che Francesco abbia visto nel compagno – con grande stupore – ciò che non era nelle sue corde, ciò che non faceva parte del suo “dna” familiare: un simpatico essere fuori dagli schemi, un osare in tutto, dai vocabolari opportunamente accessoriati (questo particolare divenne tra me e Francesco pretesto di divertita complicità) ai mirabolanti affari nel campo dell’abbigliamento.

-Terza istantanea: Francesco, già abbastanza grande, già carino e appetibile, forse un tantino innamorato di una bella compagna di classe, intento (ma non troppo attento) nel dividere la lettura di un unico libro, diventare rosso (emozione? caldo?) vicino a quella splendida minigonna di fine primavera.

-Quarta immagine: Francesco che, gioioso e maliziosetto, festeggia il mio imminente matrimonio attaccando in classe i “cardilli” di cartoncino colorato e partecipando, la sera, alla cena con i colleghi per supportare le performances declamatorie e musicali dei suoi compagni in mio onore!

-E ancora: Francesco che esalta le fettuccine della nonna strofinando la mano sulla pancia, Francesco che, tornato da un lungo viaggio, non riesce a riadattarsi al clima italiano (t-shirt di cotone in pieno inverno, tanto per capirci),
Francesco che ride a crepapelle anche per una sola battuta divertente dei suoi compagni, Francesco che entra in classe assonnato per aver trascorso la tarda serata a festeggiare l’ennesimo compleanno del neodiciottenne di turno…un sorriso indimenticabile, una risata sonora, diretta, senza censure, forse perché è stato un ragazzo che non ha mai censurato se stesso, la sua spontaneità, le sue emozioni.

E poi la malattia, con le sue poche, sfocate istantanee. Il suo coraggio, la sua forza e la mia vigliaccheria, il mio nascondermi dietro alla discrezione e dietro ai problemi familiari, seri anche questi, purtroppo.
Ci sono stati momenti in cui ho imprecato, in cui ho pensato di tutto, in cui ho cercato qualcuno o qualcosa contro cui scagliare la mia rabbia o indirizzare il mio grido di dolore (il disastro ambientale? l’acqua contaminata?) e, un attimo dopo, ho rivolto al Signore le mie più struggenti, fantasiose e puerili preghiere: “Fa’ che accada un miracolo…fa’ che possa accadere almeno un “miracolo laico”: un medico che lo salvi perché ha capito tutto della sua malattia, un ricercatore che scopra il medicinale che possa farlo vivere ancora a lungo…mio Dio, fa’ che possa stare ancora per qualche anno con i suoi cari…fa’ che non soffra…fa’ in modo che non senta dolore…fa’…”.
Ma Dio c’era, e io non lo sapevo.

Il Signore era con lui quando è morto da uomo, non da ragazzo.
Il Signore era con i suoi genitori quando non hanno scelto un appartato silenzio per sprofondare in un pozzo di sofferenza, ma hanno – ancora una volta – condiviso il figlio, un bene troppo grande per non meritare di essere donato anche agli altri (Pietro e Vittoria: quanto avete amato Francesco di un amore non egoista, non esclusivo, non avaro!).
Il Signore era con la nonna di Francesco, prostrata da una perdita contro natura, ma fiera e dignitosa; era con suo zio Antonio, che continuava a soddisfare con un sorriso malinconico le quotidiane richieste degli alunni del liceo; era con tutti i familiari addolorati, con tutti i ragazzi che lo hanno amato, assistito, coccolato e pianto.
Il Signore era con tutti noi che lo abbiamo salutato increduli, ma forti di un amore straordinario che ci ha riempito improvvisamente la vita.

E il Signore era con la musica, era la musica. Era nelle mani, nel fiato, negli occhi, nelle menti, negli animi di quei ragazzi pieni di talento che hanno dato vita a quella festa che – per chi crede davvero - ci è promessa al momento in cui nasciamo, e che attendiamo tutti con ansia, con trepidazione. Era nelle note che ci scavavano dentro, che scioglievano i lacci delle nostre resistenze, che affievolivano il nostro tremendo senso di colpa per essere ancora vivi, che ci scaldavano, ci dissetavano, ci sfamavano, che ci facevano sentire ricchi.

Francesco ci ha voluto bene, ha voluto il Bene.
Francesco ci ha insegnato che solo l’amore e l’arte possono ancora salvare l’uomo.

DANIELA MARRO

the _ICA brothers live in TV - gennaio 2008



ho ritrovato questo video della nostra esibizione in TV... ce ne sono altri anche su youtube! buona visione....

bizio

giovedì 5 marzo 2009

perchè??????

PERCHE'?
perchè non un delinquente?
perchè non un assassino?
perchè non una persona anziana malata?
perchè un giovane ragazzo che aveva tutta la vita davanti a sè?
è questo quello che non mi dà pace..
Vuoi forse punirci?
Ti stai costruendo un esercito di giovani ragazzi e ragazze per combattere che cosa???
Tu, Dio Onnipotente, perchè privi una famiglia del loro unico figlio e gli fai patire la più atroce delle sofferenze?
perchè una prova così dura?
....forse prendi queste giovani vite perchè anche Tu non sai cosa fartene di un delinquente accanto
..o forse perchè sono persone talmente speciali che sono "sprecate" per stare quì con noi
.. eppure Francesco ha dato tanto..
e allora? perchè?

Ciao Francesco,

sono già passati 9 giorni eppure sono ancora convinto di non
essermene davvero reso conto.
Non voglio usare le solite frasi fatte ma,
riflettendoci a mente fredda, ho capito davvero quanto mi manchi. Per quanto mi
riguarda è successo che ho capito davvero quanto sei importante solo con
l'avanzare del tempo.
Forse ti sembrerò contraddittorio, prima dico che mi
manchi e poi scrivo la frase "sei importante". Esatto è proprio così, hai il
merito di essere più presente di quello che immagini ora più di prima.

Penso che mi conosci bene, non ti scrivo per farti la facciata oppure per far vedere
agli altri, ti scrivo perchè mi hai lasciato grande forza interiore come ne
avevi tu. Non ti nego che quando ripenso a tutte le cazzate che abbiamo fatto
in Accademia insieme a Luigi mi prende un pò di sconforto. E' normale che io e
lui in Accademia senza di te non possiamo essere gli stessi. Però io credo in
quello che va oltre la vita terrena e sono sicuro che anche se non possiamo più
vederci e parlare riusciremo lo stesso a comunicare e darci forza l'uno con
l'altro.
Francè lo so che ti piaceva il metal però io voglio concludere questo
intervento con un "punto interrogativo" di Ligabue, lo stesso che già ti ho
dedicato su facebook: "Chissà se in cielo passano gli who".
Dai su per un musicista come te è adatta come domanda. :-) Allora facciamo così, io ora te lo chiedo, tu quando vuoi oppure quando ci riincontreremo lassù mi rispondi.
"Francè, in cielo passano gli who?" No perchè senza un pò di musica sai che
palle... :D

Ah quasi dimenticavo, sto Milan sta in caduta libera eh, forza
Juve! Ciao amico mio. Ti voglio bene.

Marco Cinelli

martedì 3 marzo 2009

scrive la maestra...Maria

ciao fabrizio,

chi ti scrive è la mamma di Roberto nonchè maestra di Francesco alla scuola elementare.
Sento il bisogno di esprimerti i miei complimenti, si per le tue qualità artistiche e musicali( Roberto mi ha sempre detto quanto sei bravo)ma soprattutto per la grande sensibilità e nobiltà d'animo che hai dimostrato stasera.

So quanto volevi bene a Francesco e quanto gliene vuoi ancora, ma pochi ragazzi avrebbero saputo dire , fare e comunicare quello che hai comunicato tu.
Francesco è sempre stato così come lo hanno descritto tutti, anche da bambino, era uno "quadrato" che sapeva ciò che voleva, sicuro di sè, capace, tenace,maturo e fantasioso,nello stesso tempo tenero e affettuoso, era uno di quei bambini con una marcia in più. Tu sei come lui.
Francesco è stato fortunato ad averti come amico. Complimenti ancora a te, fabrizio, e ai tuoi genitori che hanno saputo formarti così come sei, buono, generoso, sensibile, grintoso e carismatico. Un forte abbraccio, che avrei voluto farti stasera, ma che ti arriva qui virtualmente.

Maria Floridi